I figli della frettolosa

Compagnia Berardi Casolari

Sabato 26 marzo ore 21
Teatro La Casa del Popolo
via G. Matteotti, 150
Castello d’Argile (BO)

testo e regia di Gabriella Casolari e Gianfranco Berardi
con Gianfranco Berardi, Gabriella Casolari, Ludovico D’Agostino, Flavia Neri, Silvia Zaru
e con il coro di attori non vedenti e ipovedenti
nato di volta in volta dal laboratorio su piazza
produzione Compagnia Berardi Casolari, Fondazione Luzzati Teatro della Tosse
con il sostegno di Sardegna Teatro, Teatro dell’Elfo
con il contributo di Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti

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I figli della frettolosa è uno spettacolo che affronta il tema della cecità e del significato più ampio che ha oggi la parola “vedere” nel nostro mondo bombardato da immagini e suoni, che sempre più neutralizzano i sensi della vista e dell’udito.
Il punto di vista qui è quello di un cieco, di chi guarda ma non vede, percependo la realtà circostante in modo differente. La cecità è messa in scena come esperienza di vita reale, fisica e come concezione metaforica.

Un affresco travolgente e corale con spunti autobiografici di un gruppo di non vedenti, ipovedenti e attori, attrici della compagnia. Bastoni bianchi e occhiali scuri, andatura traballante e movimenti timorosi. Ostinazione, entusiasmo, desiderio di rivalsa: un coro di ciechi come emblema di umanità, allegoria di una società smarrita e insicura, mai arrendevole.

***

Il progetto è preceduto da un laboratorio di circa una settimana, condotto dalla compagnia e finalizzato alla messa in scena dello spettacolo. Con i partecipanti Gianfranco Berardi, Gabriella Casolari, Ludovico d’Agostino, Flavia Neri, Silvia Zaru, Luca D’Arrigo, Alice Faella, Strato Petrucci, Patrizia Da Pozzo, Gianmarco Panza

“Con il laboratorio si lavora a trasferire la partitura fisica (azioni ed immagini) del coro ai nuovi attori della realtà coinvolta e contemporaneamente si indaga per cercare insieme agli stessi quei racconti in grado di rendere originale ogni volta il percorso, nel tentativo di costruire un’opera tragicomica in cui teatro e vita, finzione e realtà si fondano e confondano, si incontrino e scontrino per portare alla luce la nostra umanità. Gli allievi, partendo da piccole storie biografiche, affrontano il tema della diversità, della crisi e della perdita, sia come racconto di un’esperienza personale fortemente caratterizzante, sia come metafora di una condizione esistenziale che oggi, sempre più sembra somigliare alla condizione esistenziale di un cieco (precarietà, instabilità, assenza di prospettiva).”

Si ringrazia il Centro Civico di Corticella e l’Istituto Cavazza per aver ospitato alcune tappe del laboratorio.

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