Ciò che mi affascina in Domenica è anche ciò che mi repelle: la sfida, la violenza, l’ossessione maschile del misurarsi sul piano fisico. Ognuno di questi archetipi si specchia, in Vargas Llosa – Premio Nobel per la letteratura nel 2010, nelle figure dell’amore, dell’amicizia, della morte.
Lima, Perù, anni ’50. Miguel e Rubén sono amici e rivali in amore. I due fanno parte di Gli Uccellacci, una banda dedita a grandi bevute di birra e a qualche scazzottata.
Entrambi innamorati di Flora, si sfidano per lei in una gara di nuoto, nelle gelide acque dell’Oceano Pacifico. È inverno. Al momento di tuffarsi in mare hanno entrambi bevuto enormi quantità di birra. A nulla sono valse le esortazioni dei compagni a rimandare la sfida. La gara rischia di mutarsi in tragedia…
La lettura integrale del racconto – edito in I cuccioli. I capi, Einaudi, traduzione di Angelo Morino – permette all’attore di entrare in una spericolata, ammaliante vicinanza con il pubblico, sempre in bilico tra l’oggettività della lettera e la necessaria reinvenzione di ogni parola, ogni frase, ogni respiro di questa grande letteratura.
Ingresso libero
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